Antimonio

Si girò nel letto. Si rigirò. Sentì che era riposato e non sarebbe più riuscito a dormire quella mattina. Lo sapeva perchè aveva da qualche minuto cominciato a stiracchiarsi i piedi, strofinando in maniera ritmica il dorso sul materasso. Era una sensazione piacevole e allo stesso tempo il preludio al risveglio. Allungò la mano, fuori dalle coperte, verso il freddo che pizzicava. Spense la sveglia prima che suonasse.Ora aveva davanti a sè due possibilità diverse per alzarsi in piedi. Di colpo, scoprendosi nettamente tirando via le coperte con conseguente scatto in piedi per coprirsi con qualcosa, oppure crogiolarsi ancora nel letto ambientandosi lentamente all’idea di alzarsi. In realtà erano possibili tantissimi altri modi di affrontare questo scoglio, ma erano tutte riduzioni, varianti, compromessi rispetto ai due grandi macro tipi che lui aveva saggiamente individuato in tutti quegli anni.

Decise per la prima prospettiva, col coltello fra i denti e la benda sull’occhio; avrebbe affrontato il grande freddo. Con un colpo deciso spostò le coperte che si ripiegarono sul lato sinistro del letto, lasciando una scia di ghiaccio dietro al loro passaggio. Scattò in piedi, cercò a tastoni le ciabatte e subito si lanciò sulla felpa e sui pantaloni. Aveva, anche d’inverno, il vezzo di dormire in boxer e pigiamino a maniche corte. Pessimo affare la mattina presto. La stanza era buia ma non totalmente. Le persiane proiettavano dei lampi di luce sul pavimento, sottili ma voracissimi. Si avvicinò alle tende ma non riuscì subito ad aprirle. Sbadigliò. Con il palmo della mano destra iniziò a strofinarsi l’occhio. Poi riuscì a raggiungere gli scuri, dopo l’apertura delle finestre. Prima la finestra, poi la porta-finestra che conduceva al poggiolo.

All’istante fu invaso dalla luce, lui ancora così rallentato nei movimenti riuscì ad abbozzare un piccolo sorriso. Poteva dirsi aprico anche un volto? Forse in poche rarissime occasioni.In quel caso sì. Si mise a sedere sulla sedia di fianco alla scrivania. Guardava gli scuri, ormai datati ma non malconci per incuria sua. Il verde smaltato era ancora abbastanza vivo, solo in alcuni punti la vernice era saltata e si vedevano parti di legno vivo. Erano belli anche per quello gli scuri.

Di fianco alla porta finestra vedeva l’annaffiatoio. Era verde, ma non come il verde degli scuri. Era un verde pisello molto sbiadito, consunto dalle ore passate al sole sul poggiolo. Era piccolo, da cinque litri si ricordava, con il becco rivolto verso la finestra e senza pigna. Si alzò e fece una tappa al bagno. Ne uscì più ringaluzzito. Non aveva ancora fame e quindi decise di uscire sul poggiolo. Voleva guardare un po’ il mare, il suo mare. Gli capitava così raramente di vederlo che quando poteva lo faceva sempre volentieri. In fondo si era alzato presto proprio per questo.

Fuori c’era fresco. Il vento pizzicava, ma il sole scaldava. Non era difficile resistere. Si chinò verso un vaso. C’era un geranio molto bello. Con i polpastrellì sfiorò le foglie del fiore. Erano di un rosso intenso, un colore carico che quasi sputava sangue, lì baciato dal sole, su un pogiolo in riva al mare.

Si appoggiò alla ringhiera con le braccia e cominciò a scrutare il mare, lievemente increspato. Dopo poco sentì dei rumori provenire dal poggiolo di fianco al suo. Era Segù, il suo vicino di casa. Fu un attimo e lo vide nella sua stessa posizione, che si accendeva una sigaretta. Il suo profilo, con il baffo folto, la pella incartapecorita dagli anni, quell’aria fiera che portava con distinta rassegnazione gli fecero salire un groppo allo stomaco. Era quello il vecchio Segù che per anni l’aveva fatto ballare sulle proprie ginocchia quando era piccino?

Si era lui. Erano solo passati molti anni, ma lui era ancora lì. Rimasero per un po’ in silenzio. Segù fumava voracemente la sigarette, con boccate lente ma intense. Era impossibile non guardarlo. Poi ruppe il silenzio.

– Tu come mai non fumi? Hai già una certa età…

– Non l’ho mai fatto nemmeno da ragazzo. Non mi piace. Tu perchè lo fai, Segù?

– Non lo so nemmeno io. A volte penso che un anziano che guarda il mare fumando sia una cosa talmente ovvia…

– Lo penso anche io. Qualcuno potrebbe dire che è affascinante, evocativo,suadente

– Io penso che sia solamente triste e melanconico.

Si guardarono in faccia. Il volto segnato dalle rughe spesse di Segù rispecchiato in un volto giovane. Non si era mai accorto di quanto fossero umidi gli occhi di Segù. Che aveva finito la sigaretta e rincasava lasciandolo solo, seduto su una sedia a guardare il mare. Si alzò dopo qualche minuto. Prese l’annaffiatoio. Quel geranio aveva bisogno di acqua.

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Una risposta a Antimonio

  1. chiara ha detto:

    ormai e quasi ovvio dirti che mi piace come scrivi….
    l’unico viziaccio che hai è non finire mai le storie, ma questo te l’avevo già anche detto.
    sembra che parli di un tuo risveglio quando sei al mare..

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